Italiani alle prese con un rito collettivo irrinunciabile – l'imminente partenza per le vacanze estive – e con inequivocabili sintomi di "Sindrome Stromboliana": sempre pronti a scoppiare per tutto, ad esplodere come l'omonimo vulcano siciliano di fronte a qualsiasi stimolo, anche blando.
In pratica: costantemente sull'orlo di una crisi di nervi e in continua turbolenza interattiva. Una sindrome, questa, che altro non è se non stress da accumulo "pre-vacanze" e risultato di una serie di fattori: delle punte di caldo africano che richiedono un surplus d'adattamento fisico e nervoso e favoriscono le crisi d'insonnia, che a loro volta aumentano stanchezza diurna, mal di testa e altri fastidiosi sintomi.
"Ma su tutto campeggia l'affaticamento accumulato in lunghi mesi di lavoro senza soluzione di continuità, che si scontra con l'impellente desiderio di vacanza.
Desiderio che si somma ad una sottile angoscia sull'incognita che il viaggio e la destinazione possono riservare", premette il professor Adolfo Pazzagli, direttore del Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche e professore ordinario di Psicologia Clinica dell'Università di Firenze.
Nulla di patologico, in genere, ma semplice riflesso, più o meno accentuato, di un'ansia che accompagna tutti i momenti di passaggio da una situazione certa – il proprio ambiente, il lavoro, la routine – ad una incerta – la località scelta per la propria vacanza e l'imponderabile insito nella nozione stessa di viaggio -, che può acuire uno stato emotivo già segnato da angosce e insicurezze più o meno palesi.
E non di sola ansia.
"Un'altra condizione che può favorire sintomi comunemente definibili come irritabilità, nervosismo, tensione, è la "dipendenza da lavoro" che colpisce, di preferenza ma non solo, i manager e i professionisti in genere, per i quali la vacanza rappresenta una sorta d'obbligo, di sosta forzata, che genera insofferenza", dice ancora Pazzagli.
In tutto questo, s'inserisce il disagio di chi soffre di forme ansioso-depressive più o meno accentuate, per i quali il pensiero della vacanza imminente, e i relativi preliminari, possono accentuare una caduta nel tono dell'umore per la temuta o percepita incapacità di provare piacere.
In chi, invece, soffre di sensi di colpa (che possono insediarsi nell'inconscio e nel vissuto personale per i motivi più svariati), i momenti ludici, come la vacanza per l'appunto, possono scatenare reazioni psicosomatiche del tutto inaspettate, come un'improvvisa febbre senza cause apparenti o altre sintomatologie "inspiegabili", che compaiono poco prima o addirittura il giorno stesso della partenza, rischiando di sabotare la vacanza.
Articolo di Claudia Bortolato, tratto da: www.repubblica.it