Nel calcio, così come nel basket o nel rugby, la bravura di un difensore sta nel non farsi ingannare dalle finte dell’attaccante e riuscire a indovinare le sue mosse ancor prima che esso le compia. Tutto questo, secondo una recente ricerca apparsa sulla rivista NeuroReport, sarebbe da ricondurre all’attività di precisa area del cervello, che può essere anche sviluppata con il tempo.
La bravura di un buon giocatore è legata all’abilità e all’esperienza, afferma l’autore dello studio Michael Wright della Brunel University. Tuttavia, mentre la prima dote sembra essere del tutto innata, la seconda può essere coltivata nel tempo e comporta un aumento dell’attività della corteccia cerebrale legata all’osservazione dei movimenti e alla preparazione all’azione.
Nel loro studio condotto su un gruppo di giocatori di badminton dilettanti o professionisti, i ricercatori hanno invitato i soggetti a visionare una videoclip in cui un giocatore di badminton effettuava una “schiacciata” con il volano, dopodichè i volontari dovevano riuscire a indovinare in quale parte del campo il volano cadesse a terra.
Analizzando l’attività cerebrale di tutti i soggetti, i ricercatori hanno dimostrato che i giocatori professionisti tendevano ad avere un’attività del cervello aumentata in una particolare regione del cervello. Secondo gli autori, l’esperienza di molti anni di gioco potrebbe accrescere ancor di più la risposta immediata di questa parte dell’encefalo e ciò spiegherebbe la ragione per cui i giocatori più esperti e anziani tenderebbero ad avere doti migliori dei giocatori più giovani, nonostante la minor di velocità di riflessi.
Fonte: Wright et al. Functional MRI reveals expert-novice differences during sport-related anticipation. Neuroreport 2010; 21(2):94. DOI: 10.1097/WNR.0b013e328333dff2
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