Dalle 91,3 separazioni ogni 100mila abitanti del 1995, si è passati alle attuali 140,4; per i divorzi, invece, da 47,2 ogni 100mila abitanti del 1995, si è giunti recentemente agli 80,3. Sono questi alcuni dei principali dati, indicativi di un incremento progressivo degli scioglimenti dei matrimoni in Italia, che saranno oggetto delle riflessioni durante il convegno internazionale sulla mediazione familiare “2 Minds”, promosso dal Centro nazionale per il volontariato.
La giornata di approfondimento, che si terrà oggi 6 aprile a Firenze presso l’Istituto degli innocenti (informazioni su www.centrovolontariato.it), segna l’avvio di un nuovo progetto europeo comune, nell’ambito del programma daphne di cui il Cnv è coordinatore. Progetto che mira a rafforzare e consolidare legami sempre più stretti con chi opera, in diversi contesti nazionali, per la promozione e la diffusione della mediazione familiare.
Un posto centrale, nel corso della giornata (in cui convergeranno mediatori, volontari ed operatori istituzionali), sarà rappresentato dalla relazione di Enzo Catarsi dell'Istituto degli Innocenti, che nel suo intervento si concentrerà sul percorso di ricerca sui servizi di mediazione familiare sviluppato dal Centro regionale di documentazione sull'infanzia.
La relazione muoverà dal presupposto che la separazione costituisce un “evento difficile e doloroso nella vita delle persone”, spesso foriero di dolore e, talvolta, di risentimenti; questo, anche perché la separazione porta a una ristrutturazione della propria vita, e cambia notevolmente le proprie abitudini.
Importanti i numeri, che denotano un progressivo incremento delle separazioni e dei divorzi a livello nazionale: per quanto riguarda le prime, si è passati dalle 52.323 del 1995 alle 71.969 del 2000, fino alle ultime stime, che registrano le 82.291 unità; per i divorzi, invece, si è passati dai 27.038 del 1995 ai 37.573 del 2000, fino ad arrivare agli attuali 47.036. Per quanto riguarda la Toscana, la realtà è andata migliorando negli ultimi anni, visto che adesso tutte le 34 zone socio-sanitarie (ad eccezione di una) hanno un servizio di mediazione familiare.
L’intervento fornisce poi alcune anticipazioni riguardo una ricerca realizzata nell’ambito delle attività del Centro regionale di documentazione per l’infanzia e l’adolescenza (svolta per conto dell’assessorato alle politiche sociali della Regione Toscana), mediante una scheda di rilevazione e successive 30 interviste ad altrettanti responsabili di servizi di mediazione familiare.
Testimonianze che si sono rivelate particolarmente interessanti per conoscere dal di dentro la realtà toscana, ravvisandovi anche alcune contraddizioni che permangono sulla stessa identità della mediazione familiare. Anche per questo, secondo Catarsi, occorre pensare ad una "campagna regionale di sensibilizzazione, che faccia conoscere il servizio di mediazione familiare, al pari dei parecchi altri che ormai sono attivi a sostegno della genitorialità".
Fondamentale è, pertanto, una stretta integrazione del servizio di mediazione familiare con gli altri servizi di sostegno all’infanzia ed alle famiglie. Attenzione verrà prestata nella relazione anche alla legge sull’affidamento condiviso e al riverbero che ha avuto sui servizi di mediazione familiare.
“Circa 10 anni fa, noi del Cnv – afferma la responsabile della progettazione europea, Rossana Caselli – abbiamo incominciato a elaborare alcuni progetti, forse un po’ carichi di utopia, in difesa dei diritti dei minori". Il mondo del volontariato, infatti, si è sempre interessato a bambini e adolescenti. "Ma noi volevamo farlo rafforzando un messaggio di pace e mediazione che potesse essere importante per tutti, grandi e piccoli, a partire dalla dimensione familiare. Volevamo cioè condividere con molte altre associazioni e istituzioni – spiega la Caselli – la voglia di affrontare i conflitti, non solo come eventi distruttivi, ma anche come occasioni di crescita e di trasformazione delle relazioni, aiutando innanzitutto i genitori in separazione a ritrovare fiducia, speranza e capacità di comprensione e riconoscimento reciproco". L’intento è quindi di diffondere la cultura della mediazione, da cui possono derivare risultati di grande utilità, non solo per i singoli, ma per l’intera collettività.
Fonte: http://www.loschermo.it/articolo.php?idart=16345