Secondo uno studio anglo/americano appena pubblicato su PLOS One da ricercatori delle Università di Londra e di Albuquerque diretti da Claire Haworth, secchioni si nasce. Quanto e come i bambini apprendono è infatti influenzato geneticamente e segue scadenze prefissate: salvo rare eccezioni, ciò che per esempio si impara a 12 anni non può essere appreso a 10 e viceversa.
Non è comunque tutto determinato e immutabile perché anche la scuola e l’ambiente giocano la loro parte in una misura che gli stessi autori dello studio confessano di aver forse sottovalutato. Seguendo la carriera di 4mila scolari gemelli (Twins Early Development Study) i ricercatori sono comunque giunti alla conclusione che la predisposizione genetica incide per il 50%, l’ambiente per il 12 e l’istruzione per il 38%.
APPRENDIMENTO – Ciò indica l’importanza di un apprendimento interattivo adattabile alle personali predisposizioni genetiche di ogni scolaro. Se una volta i somari correvano più rischi di restare tali soprattutto senza l’aiuto di un insegnate sensibile e lungimirante, la scuola moderna può sfruttare l’interattività dell’information technology che, invece di un’istruzione appiattita e omologata, ne fornisce una personalizzata sulle caratteristiche genetiche di ognuno: non più l’instruo dei latini (costruire), ma l’educatio (allevare, far crescere).
E i secchioni non solo vanno bene a scuola, ma campano anche di più: un altro studio inglese su seimila bambini seguiti fino all’età adulta pubblicato sul Journal of Epidemiology & Community Health aveva osservato che i secchioni sono naturalmente portati a fare le scelte di vita più sane e intelligenti. All’età di 30 anni, per esempio, ben pochi fumano e molti hanno smesso, pochi sono obesi o in sovrappeso e ridotto risulta pure il numero degli ipertesi. Quando i ricercatori avevano eliminato mediante apposite valutazioni statistiche possibili variabili confondenti, la longevità è risultata correlata con il QI calcolato a 5 anni d’età: un po' come dire che nascere intelligenti allunga anche la vita.
Fonte: http://www.corriere.it/