Passa ore ed ore davanti allo schermo di un computer, talvolta dimenticandosi di mangiare e anche di dormire. Tesse relazioni e amicizie solo attraverso le fitte trame della Rete; fuori, non si sente a suo agio e sfugge i contatti vis à vis. Preferisce una partita a scacchi o a poker on-line piuttosto che affaticarsi nelle corrispettive versioni “reali” dei passatempi che tanto lo affascinano. Non c’è che dire: sono tante le stranezze della Rete, le piccole e grandi manie del popolo di Internet. A volte, hanno fatto anche preoccupare. Perché i più fatalisti hanno lanciato subito l’allarme: Internet fa male, influisce sulla psicologia dei propri utenti fino a distruggere la capacità di relazionarsi normalmente con persone in carne ed ossa. E non è tutto: la realtà virtuale crea un mondo parallelo in cui l’internauta si rifugia, sfuggendo ai problemi della vita reale. E questi effetti sono dannosi, soprattutto se davanti allo schermo c’è un bambino o un adolescente, senza il controllo dei genitori.
Gli allarmisti non sono tutti pazzi visionari. Alcuni riscontri scientifici, in effetti, ci sono. Matthias Jerusalem, professore del dipartimento di Psicologia mentale e pedagogica dell’Università di Humboldt a Berlino, è uno dei massimi studiosi europei di Internet Addiction Disorder, sindrome da dipendenza dalla Rete. In poche parole, studia il comportamento di un campione di utenti internet per capire qual è il loro rapporto con il web. A presentare i sintomi della dipendenza dalla Rete sono, in particolare, i maschi adulti fino a 20 anni. Ma cosa si intende per dipendenza? Reazioni di insoddisfazione o ansia in assenza di un collegamento a internet, incapacità di disconnettersi, sesso elettronico e voyeurismo. Un rapporto distruttivo e deleterio quello che i retedipendenti hanno con Internet. La soluzione a questa malattia di ultima generazione? Ancora non c’è. Ma rivolgersi a un’assistenza psicologica è un buon inizio.
I “drogati da Web” sono principalmente gli americani. Almeno secondo l’indagine condotta nell’ottobre 2006 dalla Stanford University School of Medicine su un campione di 2581 internauti. Ecco i dati emersi: il 12,5 per cento degli internauti ammette di avere una dipendenza morbosa dalla Rete, alla stregua di tabagismi o tossicodipendenti. Un giorno senza internet, infatti, per loro è una sofferenza. Di questi, il 9 per cento si vergogna di ammettere la propria netdipendenza. E vorrebbe smettere. Già perché l’attaccamento maniacale al computer in alcuni casi ha minato i rapporti degli utenti con le persone care. A rammaricarsene è il 5,9 per cento degli intervistati.
Come uscire dal tunnel di questa dipendenza? Il percorso di guarigione e riavvicinamento progressivo alla realtà è tortuoso. Non esistono cerotti da applicare sulla pelle per aiutare se stessi ad abbandonare il computer. Ma esistono gruppi di assistenza. Paradossalmente, anche sul web. Alcuni siti, come l’agenzia di stampa netdipendenza.it trattano il tema in modo completo e sfaccettato e offrono uno sportello di psico-assistenza on-line.
Fonte: http://pennedigitali.wordpress.com