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    Psicologi: vivere a Napoli causa traumi

    Vivere a Napoli causa "traumatizzazioni metropolitane" Questo disturbo è dilagante anche tra gli studenti napoletani Le paure più frequenti: risse (28%), molestie (25%), aggressioni (24%) e incidenti stradali (23%). Questi alcuni dati emersi oggi dal convegno dell'associazione 'Psicologi per la responsabilità sociale della Campania'. L'organismo è impegnato a promuovere studi, azioni e ricerche sulla qualità della vita.

    Per gli psicologi – si spiega in un comunicato – la paura è un'emozione che colpisce in misura variabile ogni essere umano lasciando molto spesso tracce indelebili nella sua mente, tracce che possono riemergere in forma più o meno drammatica sia a livello cosciente che nei sogni. La paura è un fenomeno che può generare grossi problemi di adattamento e che in casi estremi può dare la morte alla persona che ne è vittima.

    "Abitando a Napoli – spiega il presidente dell'associazione, Raffaele Felaco – abbiamo potuto concettualizzare questo disturbo, una vera e propria 'traumatizzazione metropolitana' dovuta ad una serie di fattori economici e sociali". Tra gli aspetti più interessanti emersi dagli studi condotti dall'associazione, compaiono certamente le paure più frequenti tra gli studenti napoletani. Il 28% del campione ha paura di essere coinvolto in una rissa, il 25% di subire delle molestie ed il 24% di essere rapinato.

    Il timore che il figlio incorra in un incidente stradale è del 23% dei genitori napoletani, mentre si colloca solo al quarto posto per i ragazzi. L'11% del campione esaminato, inoltre, è condizionato dalle paure conseguenti a episodi traumatici anche per più di 1 anno e il 20% evita attivamente di frequentare alcuni quartieri della città, perché ritenuti maggiormente a rischio.

    "Vivere in queste condizioni – prosegue Felaco – genera uno stress specifico che può condurre a graviconseguenze per le quali diventa necessario l'intervento dello psicologo. La straordinaria frequenza della preoccupazione di essere coinvolti in risse – conclude il Presidente – determina uno stato di attivazione aggressiva/difensiva perenne in quanto l'evento violento è estremamente probabile. Questa attivazione non può non avere un riverbero su tutte le esperienze della vita quotidiana, dalle interazioni sociali alle attività pedagogiche".

    Fonte: http://notizie.alice.it/

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