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    Promuovere comportamenti alimentari salutari

    La crescente epidemia di obesità, che ha caratterizzato in particolar modo il mondo occidentale a partire dagli anni ’70, ha costretto la nostra società ad interrogarsi sul modo più appropriato di favorire un approccio al cibo e all’alimentazione più equilibrato.

    L’ipotesi è che l’ambiente nel quale viviamo oggi sia obesogenico, cioè rappresenti un contesto che facilita un mangiare disregolato, per varie ragioni: la presenza di cibo altamente palatabile, in grandi quantità e in qualunque momento, associata alla diminuzione dei tassi di attività fisica grazie ai comfort della vita moderna, a cui si aggiungono i ritmi di vita sempre più frenetici che richiedono un continuo multitasking e si traducono in uno stress cronico.

    Viviamo in un mondo sempre più distratto, mangiamo davanti alla tv o lavorando al computer, ci abbuffiamo di cibo molto gustoso senza nemmeno assaporarlo, fatichiamo a restare in contatto con il nostro corpo e i suoi segnali e spesso ricorriamo al cibo in modo automatico, come mezzo per sfuggire lo stress o silenziare emozioni sgradevoli.

    Tutto questo, di frequente, si traduce in una tendenza a mangiare in eccesso rispetto al nostro reale fabbisogno, con conseguenti, importanti ricadute sul peso.
    Il tentativo di affrontare questa dilagante difficoltà con il classico approccio dietologico, caratterizzato da un regime alimentare eteroimposto, rigido e restrittivo si è dimostrato inefficace, specie sul lungo periodo, e, anzi, ha peggiorato per certi versi la situazione, acuendo la disconnessione con il nostro corpo e rendendo il rapporto con il cibo più ansioso e problematico: per molti oggi “essere a dieta” è un vero e proprio stile di vita, pieno di rinunce e sacrifici e caratterizzato da un rapporto di scarsa fiducia verso il proprio corpo.

    La mindful eating: un nuovo approccio
    La mindful eating, o alimentazione consapevole, rappresenta un approccio al cibo e al corpo del tutto alternativo, che ha il non trascurabile vantaggio di sfruttare una capacità che noi possediamo già: il nostro corpo, infatti, è in grado di autoregolare il proprio introito alimentare in maniera innata, è dotato di meccanismi sofisticati che ci permettono di mangiare quanto ci serve e fermarci quando siamo sazi.

    La mindful eating si fonda, come espresso dal nome, sulla mindfulness, concetto antichissimo di origine buddhista che indica un modo di fare esperienza caratterizzato dalla capacità di essere presenti, momento per momento, ai nostri pensieri, sensazioni ed emozioni con una qualità non giudicante.

    La mindfulness è stata introdotta in occidente e attualizzata da Jon Kabat-Zinn, biologo americano che, a partire dagli anni ’70, ha inaugurato le numerose applicazioni di questa pratica millenaria.
    La mindfulness ha dimostrato negli anni la sua efficacia, per esempio, come mezzo per regolare lo stress e ridurre la reattività emozionale, come strumento per disattivare il pilota automatico e aumentare la capacità di concentrazione.

    Tra le applicazioni della mindfulness c’è appunto la mindful eating, intesa come il prestare attenzione in maniera intenzionale e senza giudizio alla nostra personalissima esperienza del cibo, sviluppando la consapevolezza di tutto ciò che lo circonda, a partire dalla scelta del cibo fino al suo consumo.

    La pratica della mindful eating, con la sua attenzione intenzionale al come mangiare e non al cosa, permette di recuperare un rapporto di fiducia nei confronti del nostro corpo: sposta infatti l’attenzione dal fuori, le regole nutrizionali rigide, al dentro, ai segnali del corpo e alle sue esigenze con una qualità speciale, non giudicante.

    Ci riconnettiamo così alla saggezza innata del nostro corpo, apprendendo a riconoscere i suoi segnali e a distinguerli dai trigger ambientali o emotivi che ci spingono a mangiare.
    Disattivando le dinamiche automatiche sottostanti ai nostri atti alimentari ed entrando in contatto con le reali ragioni che ci spingono al cibo, ci riappropriamo della possibilità di scegliere consapevolmente cosa e quanto mangiare: questo tende a tradursi in uno stile alimentare più flessibile e salutare perché basato sulle nostre reali esigenze di benessere e piacere.

    Le persone, in altre parole, grazie alle pratiche di mindfulness e mindful eating, tendono spontaneamente a mangiare meno e meglio, specie se la loro alimentazione prima era molto disordinata, caratterizzata da alta impulsività ed emotional eating. Inoltre, essendo il frutto di una scelta personale, e non di una imposizione esterna, questo stile alimentare tende ad essere più sostenibile nel tempo.


    Articolo scritto dalla dott.ssa Mara Panael, docente nel corso “Lavorare come Psicologo del Comportamento Alimentare”, organizzato da Obiettivo Psicologia.


    Approfondimenti
    Articolo: A mia figlia non piacciono le verdure…perche?
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