Pensare, dire, fare: non è una versione rivista del ritornello di una nota canzone e del vecchio gioco tra adolescenti. Bensì è il risultato di uno studio che ha messo in luce come nel nostro cervello esista una “cabina di regia” unica per sovraintendere e rendere possibili questi tre momenti distinti che generano l’immaginazione di un movimento del braccio e della mano per manipolare oggetti, la descrizione verbale dello stesso e l’azione vera e propria. Ora si sa, infatti, che è dalle stesse regioni e dagli stessi circuiti cerebrali che si sviluppano questi processi condivisi, localizzati e distribuiti nel contesto dei lobi frontali e parietali.
Questa nuova conoscenza, oltre a rendere un po’ meno misterioso quel mondo ancora quasi del tutto inesplorato rappresentato dal cervello umano, potrà essere sfruttata per rendere più efficaci alcune tecniche riabilitative. Basti pensare a quei pazienti che, a causa di un danno cerebrale o di una malattia degenerativa, non possono più compiere correttamente uno specifico movimento manipolativo: il recupero funzionale potrebbe essere favorito da esercizi riabilitativi che inducano ripetutamente il paziente a immaginare e descrivere con le sue parole tale manipolazione, ad esempio usare un coltello per tagliare il pane o una chiave inglese per stringere un bullone.
La scoperta ha conquistato la copertina della rivista scientifica internazionale Brain Research che nei giorni scorsi ha pubblicato lo studio sulla rappresentazione mentale del movimento* realizzato grazie ad una collaborazione italo-francese tra l’IRCCS Fondazione Santa Lucia di Roma e l’Université de Toulouse. Il lavoro scientifico, che nel nostro Paese ha avuto il supporto del Ministero della Salute, fa parte di un più ampio progetto di studio sui meccanismi di funzionamento del cervello ed il loro recupero nelle malattie degenerative, quali il morbo di Parkinson e la malattia di Alzheimer.
Fonte: l’IRCCS Fondazione Santa Lucia, Roma
http://it.health.yahoo.net/c_news.asp?id=28057