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    Pedopornografia, l’orco è dentro casa

    Accadeva al ritorno dell’investigatore a casa dall’ufficio, dove lui aveva frugato tutto il giorno tra immagini di bimbi violati a dieci anni, a cinque, a due, persino in fasce, e dietro le sequenze aveva potuto intravedere quasi sempre la sagoma di un padre, di uno zio, di una persona interna o vicina alla famiglia. Accadeva che l’investigatore, davanti i suoi figli, fosse colto da un malessere che lo paralizzava. Non poteva abbracciarli, o carezzarli.
    E’ stato allora che Serpico  online , chiamiamolo così, ha chiesto il supporto di uno psicologo. Non avrebbe potuto, senza aiuto, continuare ad aggirarsi nell’iconografia di quello scempio, tra corpicini denudati, umiliati, violentati, tutti incastrati in una rete immensa quanto il  web. Non sarebbe riuscito a rimanere freddo, Serpico, misurando la formidabile entità del mercato, che verrà denunciata domani, in un rapporto, da  Save the Children : commercio raddoppiato in un anno, impatto sempre più indiscriminato ed aggressivo, ”prodotti” promossi sulla posta elettronica o nei  files dove si scaricano musica e film. Ovvero: foto e filmini pedopornografici proposti come si propone un dentifricio, o un brano  hip hop.

    Ma la cosa peggiore, per Serpico, erano certi dettagli che lui riusciva a far parlare. Gli raccontavano di cucine, tinelli, studi, ambienti domestici. Di bambini manipolati attraverso la fiducia, indotti a confondere la sessualità con l’affetto, centrifugati in una confusione che li avrebbe contaminati per sempre: «L’80 per cento del materiale – assicura Serpico online – viene realizzato in seno o intorno alla famiglia. Spesso per mano dei padri. Le madri coprono, per salvare la famiglia».
    Serpico online ora riesce a parlarne con distacco professionale. Ha sviluppato una sua saggezza operativa: «conta soltanto riuscire a incastrali». Dodici milioni di immagini in circolazione, solo una minima parte rintracciati: 250.000 tra filmini e foto nel database dell’Interpol. Solo 350 di quei bambini sono stati identificati. Una goccia nell’oceano: forse 3 milioni di bambini. «Contarli è impossibile», giura Serpico online . Sono ostaggi di un impianto sovranazionale, multiforme, pieno di anfratti imperscutabili, nel quale Rete e pedofilia, perversione e affari, intrecciandosi, hanno intessuto una tela del ragno difficile da dipanare.

    Save the children , la più grossa organizzazione internazionale a tutela dei bambini, domani lancerà la sua denuncia, nel terzo rapporto sull’attività di “Stop-it”, la hotline che raccoglie segnalazioni. «Gli scambi di materiale pedoponografico per uso commerciale – spiega Carlotta Sami, direttrice dei programmi – sono raddoppiati in un anno, soprattutto attraverso l’uso esponenziale dello spamming e del file sharing ». Vuol dire che il pedofilo bussa direttamente alla tua porta con una email , indicandoti la strada per accedere al materiale. Vuol dire che con il file sharing , il quale permette di scaricare e scambiare materiale in un’area sconfinata, basta un click per raggiungere migliaia di utenti potenziali. Le vie per l’acquisto sono tortuose, prevedono fasi progressive, garanzie. Dice la Sami: «A questo vanno aggiunti i pericoli rappresentati dalle chat e dai telefonini che scambiano immagini». Gli agguati dell’Orco sulla Rete sono ovunque.

    Una sequenza può essere riprodotta su 15.000 siti, e replicare un abuso per decenni. Gli utenti hanno tra i venti e i sessant’anni, e sono quasi sempre insospettabili. I più perversi sono aggregati in sette. Le usano per proporre la loro pratica, in centinaia di siti criptati, come una forma di amore per l’infanzia. In quei siti, (ne sono stati rintracciati più di 500), si scambiano materiali, informazioni, nozioni di psicologia infantile, consigli su come adescare i bambini sulle chat , usando il grooming : raffinatissima tecnica, divisa in cinque fasi progressive. Dalla conquista di fiducia, fino al ricatto, per ottenere immagini o prestazioni. «Ci cascano – spiega Serpico – i ragazzini con carenze affettive, in contrasto con i genitori, meno controllati». In quel contesto, s’insinua il mercante. Giro d’affari: più di 3.000 miliardi di vecchie lire all’anno. Tra i 30 e i 100 dollari una foto, tra i 200 e i 400 un filmino. Un bimbo seminudo in piscina? Un bimbo in pose oscene? Un bimbo violentato? Un approccio diretto? Tutto ha un prezzo. In mezzo c’è lui, o c’è lei. Ha quasi sempre la pelle bianca, e i tratti occidentali, spesso dell’est Europa, dove dilaga il turismo sessuale.E fragile, non protetto, solo. E’ stato facile intrappolarlo in una chat , “comprarlo” in un albergo, oppure manipolarlo in casa sua. Facile trafugargli l’infanzia, per poi immetterla in Rete.

    Autore: MARIDA LOMBARDO PIJOLA
    Fonte: http://www.ilmessaggero.it

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