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    New York, stop ai cellulari. E’ scontro genitori-scuola

    Troppo ansiosi: per i genitori americani i figli – dagli 11 anni in poi – devono essere rintracciabili sempre. Anche a scuola. Ma i presidi non sono d’accordo, e a New York il cellulare in classe è stato ufficialmente bandito. Con un coro di proteste e polemiche da parte di mamme, papà e degli stessi studenti.

    In realtà il divieto di telefonino nelle scuole della Grande Mela non è cosa recente: il bando c’è sempre stato, e deriva dal fatto che è vietato portare oggetti metallici in classe, come coltelli o pistole. Ma un tacito accordo tra presidi e famiglie permetteva agli alunni degli istituti privi di metal detector di portare con sè il cellulare, a patto che non squillasse nel bel mezzo di una lezione. Dal canto loro, i genitori erano ben contenti di ‘controllare’ a distanza il proprio figlio, monitorarne i movimenti: non una cosa da poco, dopo l’11 settembre.

    La ‘tregua’ ha funzionato fino a qualche giorno fa, quando al Salk School of Science della Ventesima Strada (come in tutte le altre scuole della città) sono arrivati gli agenti di sicurezza per i controlli di routine: avrebbero potuto sequestrare armi, ma hanno preso soltanto cellulari ‘non permessi’. 129, per la precisione. E pensare che solo una settimana prima il preside del ‘Salk’ aveva ricordato ai genitori, tramite lettera scritta, che il telefonino era proibito.

    Niente da fare: il sostituto del cordone ombelicale, dicono gli adulti, è davvero indispensabile. "Come il frigorifero o l’acqua corrente", spiega Elizabeth Ritter, mamma di David. Pensiero comune, probabilmente, a molti genitori di New York (ma in Italia le cose non vanno diversamente). Lindsay Walt, madre di Eve, 11 anni, ‘obbliga’ la figlia a chiamarla appena esce dal metrò, quando finisce le lezioni o sale sull’autobus per tornare a casa. "Poi deve telefonarmi non appena mette piede dentro casa", dice. "Ormai nessun genitore lascia uscire il proprio figlio senza cellulare".

    Con questi argomenti – più o meno validi – i genitori del Salk hanno protestato con forza contro il provvedimento del preside. Dalla loro parte si è schierata anche la psichiatra Moira Kennedy della Stuyvesant High School, secondo la quale il dirigente scolastico "non si rende conto dell’importanza di avere una via diretta per poter comunicare col proprio figlio durante la giornata".

    Il preside, però, non intende arretrare neanche di un passo. "Capisco le ragioni dei genitori", replica, "ma dovrebbero sapere che i loro figli usano il cellulare per scattare foto negli spogliatoi e agli armadietti, suggerire ai compiti o agli esami, persino per convocare gli amici per fare a pugni". Gli insegnanti, dal canto loro, condividono: "Il telefono è una distrazione, se ci fosse un’emergenza i genitori chiamerebbero la scuola".

    E gli studenti? La restrizione non va giù neanche a loro, ma per motivi ben diversi dall’ansia di tranquillità e il bisogno di sicurezza che assale i rispettivi genitori. "Mi sento vuota: senza cellulare non posso ascoltare la musica, e tornare a casa diventa un noiosissimo viaggio", racconta May Chom, 14 anni. Ma c’è chi – senza telefonino – si sente tagliato fuori dalle proprie relazioni sociali. Per i ragazzi, dice Jose, è persino più difficile ‘corteggiare’ le coetanee.

    Fonte: http://www.repubblica.it

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