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    La sberla va sempre evitata, ma se scappa è meglio spiegarla

    «Umiliante, pericoloso nelle conseguenze che può avere sulla psicologia del bambino, nessuno studioso acconsentirà mai a giustificarlo, tanto meno a trovarvi valenze educative». Lo schiaffo, secondo Anna Oliverio Ferraris, psicologa dell’età evolutiva, è da condannare sempre e comunque.
    Non ci sono casi in cui è ammesso?
    «In linea di massima uno schiaffo a un bambino va sempre evitato. Certo capisco che possa succedere, in certi casi i figli sono molto agitati e anche a un buon padre può scappare uno scappellotto».
    Come rimediare, allora?
    «Il genitore deve poi spiegare al figlio che cosa è successo. Deve dirgli che ha perso la pazienza, che neanche lui è perfetto. Alcuni miei colleghi arrivano a suggerire di chiedere scusa, ma su questo io non sono d’accordo».
    Perché?
    «Perché un figlio vuole avere un genitore forte. Spesso un bambino preferisce credere di essere lui nel torto piuttosto che pensare a una debolezza del proprio padre. Comunque, bastano poche parole di spiegazione perché il ragazzino capisca».
    Cosa fare con un figlio estremamente vivace e che in alcuni casi si rifiuta proprio di ragionare?
    «La cosa migliore è utilizzare il tono della voce: una tonalità alta e severa è molto più educativa di qualunque schiaffo, bisogna però usarla con coerenza e costantemente».
    A volte non basta.
    «Nei casi estremi è ammesso lo strattonamento. Per esempio, se il bambino è tanto agitato che neanche un adulto riesce a contenerlo, lo si può prendere per un braccio, tirarlo a sé e parlargli con estrema severità. Questo è ammesso, non ha conseguenze devastanti sulla psicologia del bambino e aiuta a tornare a una situazione di tranquillità».
    Perché lo schiaffo è così controindicato per la salute psicologica di un bambino?
    «E’ umiliante, è un rapporto tra superiore e inferiore in cui il minore non ha possibilità di reagire se non di subire. E’ un colpo all’autostima, significa: «tu vali poco» detto dal genitore, cioè dall’autorità assoluta e dall’affetto più caro allo stesso tempo. Se poi, come nel caso del bambino in Svezia, lo schiaffo viene dato davanti ad altre persone, l’umiliazione è maggiore. E’un’aggravante: ci sono bambini picchiati in famiglia che riescono ad accettare l’abuso purché non venga praticato davanti ad estranei, peggio che mai davanti a loro coetanei che poi li prendono in giro».
    E perché non educa?
    «Perché insegna solo a fare altrettanto sui deboli. Spesso i bulli hanno subito queste umiliazioni e si rifanno con i bambini più piccoli».
     
    Fonte: http://www.ilmessaggero.it 
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