Altri fattori stressanti possono essere l’isolamento, eventuali difficoltà finanziarie o un parto inaspettatamente problematico.
Questo sconvolgimento emotivo può scatenare nelle donne più vulnerabili un’esperienza depressiva di varia intensità, oggi nota con il termine di depressione post-natale.
Da un punto di vista clinico la maggior parte delle donne sviluppa i sintomi della depressione i primi tre mesi dopo il parto, sebbene un secondo picco di insorgenza si possa osservare anche sei o otto mesi. Almeno una donna su dieci soffre di depressione postnatale senza tratti psicotici.
La prevalenza varia a seconda della popolazione studiata, del metodo di valutazione utilizzato e della durata del periodo successivo al parto che viene preso in considerazione (O’Hara e Swain, 1996). Il numero di donne che nascondono i propri disturbi dell’umore e non partecipano agli studi di comunità o non cercano aiuto, mette in dubbio la veridicità delle stime di prevalenza della depressione postnatale.
- Sentirsi quasi sempre irrequiete o irritabili;
- Sentirsi tristi, depresse o avere molta voglia di piangere;
- Non avere energie;
- Mal di testa, dolori addominali, tachicardia, difficoltà a respirare;
- Insonnia;
- Inappetenza e perdita di peso;
- Mangiare in maniera eccessiva e soprappeso;
- Difficoltà di concentrazione e di memoria, difficoltà nel prendere le decisioni;
- Preoccupazione costante nei confronti del bambino (in assenza di problemi oggettivi);
- Disinteresse nei confronti del bambino;
- Sentimenti di colpa e di disistima;
- Timore di poter fare del male al bambino o a voi stesse;
- Perdita di interesse o piacere in ciò che si fa.
Alcuni clinici e ricercatori descrivono le donne come sofferenti di depressione postnatale principalmente basandosi sul sintomo di umore triste o depresso. Più spesso la diagnosi clinica viene effettuata tenendo conto di altri sintomi e della loro gravità.
Per la diagnosi di un disturbo depressivo si può far riferimento alle categorie diagnostiche riportate dal DSM-IV (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, APA, 1995; vedi Allegato).
Le donne che diventano depresse dopo la nascita del loro bambini e che rispondono ai criteri di un disturbo depressivo maggiore o delle altre categorie diagnostiche DSM-IV, si possono considerare come sofferenti di depressione postnatale.
Il termine di depressione postnatale va differenziato da quello di maternity blues e di psicosi puerperale: per maternity blues s’intende un disturbo dell’emotività transitorio, più frequente nella prima settimana del post-parto, tra il 50% e l’84%; (Pitt, 1973; Oakley e Chamberlain, 1981) e caratterizzato da sintomi quali pianto, labilità dell’umore e umore depresso o ansioso (Kennerley & Gath, 1989); per psicosi puerperale s’intende invece un disturbo psichiatrico, raro, 1-2 % (Hipwell e Kumar, 1997), caratterizzato da umore e comportamenti gravemente disturbati e presentano in genere, deliri, allucinazioni, illusioni o disorganizzazione estrema con notevole riduzione della funzionalità della donna (Brockington et al., 1981).
L’insorgenza è in genere improvvisa, nella prima settimana dopo il parto e richiede la somministrazione di farmaci psicotropi e ricovero in ospedale (Buist, 1996).
Conseguenze a lungo termine
La donna
Il bambino
di regolare reciprocamente l’interazione (Cohn & Tronick, 1989), portando ad una disregolazione degli affetti nell’interazione, disregolazione che interferisce con il processo di apprendimento del bambino.
Gli studi chehanno indagato gli effetti a lungo termine della depressione materna sul bambino, particolarmente nei casi di madri con depressione di lunga durata e associata a difficoltà a livello sociale e conflitto con il partner hanno evidenziato disturbi cognitivi e sociali (Murray & Cooper, 1997a) disturbi nell’attaccamento (Murray, Fiori-Clowley, Hooper e
La relazione di coppia e il partner
In molti casi sembra che la depressione postnatale esasperi i problemi che esistevano già prima della gravidanza, dato che la presenza di una relazione di coppia insoddisfacente è stata descritta come uno dei fattori di rischio per la depressione postnatale. Lo stress conseguente alla depressione postnatale rende spesso le difficoltà di coppia più evidenti, durature, e tendenti a peggiorare con il tempo.
Inoltre, anche a un anno dell’insorgenza del disturbo, anche il partner delle donne con depressione postnatale mostarno maggiori disturbi dell’umore (Milgrom & McCloud, 1996; Areias et al., 1996a).
Fattori psicosociali di rischio
Principali trattamenti della depressione
- Aumentare la frequenza delle attività piacevoli e ridurre il numero degli eventi spiacevoli
- Training dell’acquisizione delle abilità sociali
- Training per l’acquisizione delle abilità di problem solving
- Abilità di rilassamento
La terapia cognitiva aiuta la persona depressa ad identificare e a tenere sotto controllo i pensieri automatici disfunzionali, a riconoscere il legame tra pensieri sentimenti e comportamenti, a valutare le prove concrete a
Terapia Farmacologica: le teorie biochimiche sulla depressione partono dall’ipotesi della presenza nei pazienti depressi, di deficit a livello dei neurotrasmettitori del cervello (Thase e Howland, 1995). Il modello più recente sostiene che la causa della depressione può essere dovuta alla carenza di monoamina 5-idrossitriptamina (serotonina) o ad un problema nei suoi recettori (ovvero i siti specifici su cui essa agisce).
Il trattamento farmacologico con antidepressivi è efficace nell’intervento sulla depressione. In particolare, di recente è stata dimostrata l’efficacia dei farmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), tra cui la fluoxetina.
Questo tipo di farmaci si è diffuso maggiormente perché essi provocano effetti collaterali limitati e sono sicuri anche in caso di overdose rispetto agli antidepressivi triciclici (come l’amitriptilina), che invece possono causare secchezza delle fauci, aumento del peso, disturbi sessuali e rischio di morte per aritmia in seguito ad overdose.
Adattamento del trattamento per la depressione postnatale
Questo potrebbe essere dovuto al fatto che chi soffre di depressione postnatale non chiede facilmente aiuto a professionisti (Coxe t al., 1982; Whitten, Warner e Appleby, 1996).
La letteratura sull’argomento ha posto considerevole attenzione all’identificazione dei fattori psicosociali di rischio precedenti alla nascita del bambino (vedi Wilson et al., 1996).
Queste conoscenze hanno favorito lo sviluppo di approcci preventivi, tra cui il supporto sociale e un approccio psicoeducativo a partire dalla gravidanza fino a sei mesi dopo il parto sembrano efficaci nel ridurre l’incidenza della depressione postnatale (Elliott et al., 1988).
Altri interventi risultati efficaci sono:
- Approccio di intervento individuali o counseling da parte di professionisti (Holden, Sagovsky e Cox, 1989).
- La terapia Cognitivo-Comportamentale (Olioff, 1991).
- Terapia di gruppo (Gordon, Swan e Robertson, 1995; Pitts, 1995).
- Sostegno sociale (Fleming, Klein e Corter, 1992).
- farmaci antidepressivi (Barnett, 1991).