Le circostanze sociali ed economiche non bastano a spiegare il fatto che i gemelli, durante l'infanzia, abbiano quozienti intellettivi (QI) significativamente più bassi rispetto agli altri bambini. Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista "British Medical Journal".
David Leon e colleghi della London School of Hygiene and Tropical Medicine hanno studiato 9832 bambini nati da parti singoli e 236 gemelli, tutti nati ad Aberdeen, in Scozia, fra il 1950 e il 1956. Hanno raccolto dati sull'età della madre al momento del parto, sul peso alla nascita, sulla durata della gestazione, sull'occupazione e la classe sociale del padre, e informazioni su altri fratelli e sorelle.
I risultati indicano che, all'età di sette anni, il punteggio medio del QI per i gemelli era di 5,3 punti inferiore a quello degli altri bambini nella stessa famiglia. All'età di nove anni, la differenza saliva a 6,0 punti. Anche prendendo in considerazione fattori quali il sesso dei bambini, l'età della madre e il numero di altri fratelli, il gap fra i quozienti intellettivi restava invariato.
Nonostante i recenti progressi nelle pratiche ostetriche e nella cura dei neonati, gli autori ipotizzano che la spiegazione più probabile per questo fenomeno dipenda dal fatto che alcuni gemelli trascorrano nell'utero un periodo di tempo più breve rispetto agli altri bambini, e che dunque siano soggetti a una crescita fetale più limitata.
Georgina A. Ronalds, Bianca L. De Stavola, David A. Leon, "The cognitive cost of being a twin: evidence from comparisons within families in the Aberdeen children of the 1950s cohort study", British Medical Journal, doi:10.1136/bmj.38633.594387.3A (novembre 2005).
Tratto: http://www.lescienze.it