Il Privato Sociale comprende le strutture organizzate che si differenziano sia dalla sfera pubblica (Stato, Regioni, Enti Locali) sia da quella privata e operano in modo autonomo con finalità pro sociali.
Si tratta di Cooperative Sociali, Associazioni, Fondazioni, Ong, vari tipi di Onlus: queste agenzie affiancano le istituzioni nell’offerta di servizi alla persona e sono parte integrante della rete sociale del territorio.
Nel 2000 la Legge n.328/2000 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” ha introdotto un grande cambiamento all’interno della gestione dei servizi sociali nel nostro Paese: molte delle attività di cura e di sostegno sociale (comunità, case famiglia, sportelli di ascolto, centri educativi) che prima erano svolte dai servizi sanitari pubblici, vengono attualmente affidate a enti del Privato Sociale scelti e finanziati attraverso bandi di gara.
Le opportunità di lavoro per gli psicologi
A partire dalla Legge 328/2000 e con l’aggravarsi della crisi finanziaria, gli enti pubblici hanno drasticamente ridotto le assunzioni degli psicologi: i Distretti Sociosanitari (le strutture organizzative che attualmente uniscono Comuni e Asl) delegano la gestione delle attività in cui è prevista la figura dello psicologo, a Cooperative ed Associazioni che a loro volta “assumono” i professionisti con contratti frequentemente legati al tempo di svolgimento del progetto commissionato dall’ente pubblico.
Questo ha aperto grandi prospettive di lavoro per gli psicologi ma ha creato anche scenari lavorativi complessi. In primo luogo si pongono delle criticità contrattuali: in mancanza di una normativa specifica che delinei e tuteli adeguatamente la figura dello psicologo in queste realtà, la sua posizione risulta spesso precaria, poco definita, necessariamente flessibile.
Spesso gli psicologi accedono alle Associazioni e Cooperative del Privato Sociale per lo svolgimento del tirocinio o sono assunti con un profilo professionale diverso (educatore, operatore, assistente educativo, operatore di servizio civile, volontario….) e “aspirano” faticosamente ad ottenere l’incarico corrispondente alla loro qualifica professionale.
Le sfide per gli psicologi
Quali sono le sfide per gli psicologi che intendono lavorare nel Privato Sociale?
In primo luogo per lo Psicologo è utile conoscere le strategie necessarie ad entrare e a consolidare la propria posizione (passare dalla posizione di tirocinante, volontario, ecc…alla definizione di un ruolo adeguatamente riconosciuto).
Per i professionisti che intendono esplorare quest’ambito, il primo passo è individuare gli enti presenti nel proprio territorio (analisi del Piano di Zona, ricerca attraverso elenchi del settore) e proporre la propria candidatura solo dopo aver attentamente esaminato la mission e i progetti in attivo dell’ Ente, in modo da porre in evidenza le competenze più aderenti ai bisogni dell’ organizzazione e scegliere le modalità più opportune per accedere all’organizzazione.
La sfida principale per chi già opera nel Privato Sociale è senz’altro quella di continuare a lavorare, aumentando la propria autorevolezza nonostante la precarietà dei progetti in cui si viene inseriti: è necessario capire e gestire con grande accuratezza la rete delle relazioni entro cui ci sia muove.
A volte gli psicologi non vengono riconfermati nell’incarico o rimangono nel ruolo non ben definito di operatore perché trascurano i sistemi di alleanze, i ruoli impliciti oltre che espliciti, che è indispensabile riconoscere in ogni organizzazione: talvolta non si approfondiscono adeguatamente i bisogni dell’ utenza o ci si “allea” troppo con gli utenti entrando in conflitto con altri membri dell’equipe di lavoro o con la dirigenza.
Si tratta di “errori” spesso dovuti alla complessità dei livelli entro cui si opera e alla precarietà dei mandati, non all’incompetenza: in questo modo a volte si perdono o non si intravedono delle interessanti opportunità professionali.
E’ fondamentale, in questo momento di crisi, imparare a rilanciare il proprio intervento, proporre nuove ipotesi di lavoro; ci sono sempre delle domande e dei bisogni dell’ utenza o delle strutture che rimangono inesplorati: saperli individuare e porsi in un’ ottica propositiva, permette all’ organizzazione di riconoscere un valore e un’ utilità alla presenza dello psicologo.
Un’altra sfida per lo psicologo è acquisire le competenze necessarie ad operare nei contesti del Privato Sociale: non è sufficiente, per il professionista chiamato a lavorare in queste realtà, essere in grado di occuparsi dell’utenza e delle sue problematiche (adolescenti a rischio, tossicodipendenti, disabili, migranti ecc…) ma è necessario sviluppare una competenza ad agire in strutture organizzative sempre più complesse.
Non si tratta di apprendere tecniche o metodi nuovi ma di acquisire, ed esercitarsi costantemente ad utilizzare, uno sguardo sistemico e una strategia di intervento che tenga conto di tutti i livelli di interazione e della complessità delle relazioni che si creano tra committenti-utenti-professionisti.
La supervisione può essere un ottimo strumento di cui avvalersi, sia per fare una corretta analisi della domanda quando si riceve un mandato, sia per mantenere una visione processuale in tutte le fasi dell’ intervento, riducendo il rischio di collusioni.
Un esempio: lo psicologo a contratto presso una cooperativa sociale che gestisce un servizio di sostegno psicologico rivolto ai minori all’interno di un progetto finanziato da un distretto sociosanitario, dovrà avvalersi, oltre che della competenza clinica, della capacità di interagire con gli operatori del distretto, con le équipe mutidisciplinari che di volta in volta cambiano rispetto ai casi, con i dirigenti e i colleghi della cooperativa di cui fa parte.
Tutti questi elementi entrano in gioco, più o meno esplicitamente, nel rapporto con gli utenti e nell’andamento dei progetti.
E’ utile allo psicologo imparare a muoversi nell’articolata rete di relazioni che si vengono a creare, a interagire con le figure-chiave e a capire come posizionarsi e ridefinire il proprio operato in base al mandato affidato dall’organizzazione.
Non meno rilevante è la conoscenza dei nuovi servizi e delle nuove “parole” che riguardano le aree del Privato Sociale (Piano di Zona, GLH, GIL, TSMREE).
Per un approfondimento teorico si rimanda al libro “Apprendere i contesti: strategie per inserirsi in nuovi ambiti di lavoro” di Umberta Telfener, Raffaello Cortina Editore, 2011. In appendice il testo contiene un Glossario con le parole chiave del Privato Sociale.