Ogni persona umana ha sin dalla nascita un fondamento biologico: il patrimonio organico innato che ciascuno riceve attraverso la trasmissione ereditaria (costituzione ereditaria), da cui derivano le forme e proporzioni del corpo (costituzione morfologica) e le modalità di funzioni vitali (circolatoria, respiratoria, digestiva, ecc.) dipendenti dal sistema nervoso e endocrino (costituzione fisiologica).
Il complesso di questi elementi determina una iniziale struttura psichica o temperamento.
Perché "iniziale"?
Perché al condizionamento dei fattori ereditari si deve aggiungere quello dovuto ai fattori ambientali, che interessa tutta la vita del soggetto. La personalità è frutto di questi condizionamenti e della reazione a questi condizionamenti.
Con la parola temperamento s'intende la risposta psichica naturale al corredo organico ereditario: essa esprime impulsi, tendenze istintive, disposizioni, necessità, stati affettivi…
Il carattere invece è frutto dell'iniziativa del soggetto sotto l'influsso dell'ambiente. Nel bambino il carattere non si distingue ancora dal temperamento, la decisione non si distingue dall'impulso, i processi di inibizione sono poco sviluppati, gli schemi mentali sono troppo semplici, ecc.
La personalità non solo unifica gli aspetti biologici del temperamento e quelli psichici del carattere, influenzati dall'ambiente, ma crea anche valori, modelli di comportamento, forme di organizzazione sociale in grado di modificare l'ambiente e la stessa personalità.
Fondamenti biologici dell'attività psichica
Tutte le attività psichiche dell'uomo poggiano su un fondamento biologico che si esplica studiando l'uomo dal punto di vista anatomico (struttura dei vari organi e apparati) e fisiologico (modalità di funzionamento degli organi).
I) L'organo più importante del corpo umano è il sistema nervoso, che regola e coordina ogni altra attività fisiologica e presiede al rapporto organismo/ambiente.
Le funzioni principali del sistema nervoso sono tre:
- ricezione (attraverso gli organi di senso esso capta i diversi stimoli dell'ambiente o quelli interni dell'organismo);
- elaborazione/controllo (attraverso le fibre nervose di connessione gli stimoli giungono al cervello che li rielabora);
- risposta (dai centri nervosi altre fibre di connessione ritrasmettono lo stimolo alla periferia: muscoli, ghiandole, ecc.).
II) Correlato al sistema nervoso vi è quello endocrino: un insieme di ghiandole a secrezione interna (gli ormoni che producono vengono riassorbiti nel sangue e trasmessi a tutto l'organismo). Gli ormoni determinano la crescita corporea, lo sviluppo sessuale, il metabolismo generale e influenzano il temperamento (ad es. l'ipertiroidismo provoca dimagrimento, eccitabilità neuromuscolare, labilità emotiva; viceversa l'ipotiroidismo porta a nanismo, cretinismo, iposessualità…).
Esiste una personalità predisposta al cancro?
In parole povere: ci si può far esaminare per controllare se si è in pericolo?
Per usare un termine scientifico esiste un "fenotipo a rischio"?
Bisogna innanzitutto dire che, come è ormai riconosciuto ampiamente, i fattori predisponenti alle neoplasie sono numerosi e tutti connessi tra loro fino a creare un mosaico nel quale la mancanza anche di una sola tessera risulterebbe invalidare tutto l'insieme.
A riprova di quanto detto si sottolinea che la ricerca scientifica parte dal fatto che in determinate persone si ha una aumentata predisposizione "all'anarchia cellulare" cosa fra l'altro che è definita in via psico-sociale, secondo una idea di Grossarth-Maticek.
Molti uomini fumano, eppure solo il 10% sviluppano un tumore, o per meglio dire una forma neoplastica ai polmoni. Molti individui sono sottoposti continuamente ad un ambiente cancerogeno, eppure solo pochi sviluppano un carcinoma.
Un esempio lampante ci viene dai pazienti di leucemia i quali sono già, prima dell'insorgere della malattia, delle persone particolarmente "sensibili". In essi c'è qualcosa "sotto pelle", un di più che in altre persone.
Per cui si può affermare che se si guarda la malattia cancro con gli occhi tecnico-razionali dell'attuale medicina scientifica, non si riesce ad afferrarla, e a comprenderla.
Per questo motivo il cancro può essere visto come una delle tipiche malattie della personalità complessiva e quindi non comprensibile con l'ottica di vedere "dell'Homo Tecnicus" che getta lo sguardo solo alla malattia.
Negli anni ’80 un gruppo di ricercatori europei (Morris, Greer, Grossarth-Maticek, Temoshok, in (Biondi M. 1995) ha identificato una particolare cancer-prone personalità definita "Tipo C".
Il tipo C sta all’estremo di un ipotetico continuum occupato dall’altra parte da quello che alla fine degli anni ’50 altri ricercatori, in contesto non-oncologico, avevano denominato"tipo A" o Coronary-prone personalità.
Il tipo A, predisposto alle malattie cardio-circolatorie, è caratterizzato da tratti marcati e costanti di aggressività manifesta, competitività, ambizione, scarsa competenza nel riconoscimento e nella gestione delle emozioni che vengono bruscamente scaricate all’esterno e scarsa attitudine all’introspezione.
Il tipo C, che avrebbe maggiori probabilità di andare incontro al cancro, è conformista, aderente alle norme in modo acritico, ricercante l’approvazione sociale e con un locus of control esterno, è sempre in cerca di approvazione, sottomesso, poco reattivo e defilato. Tende a reprimere costantemente l’espressione delle sue emozioni, in particolare rabbia e aggressività che al contempo non scarica su oggetti o persone del suo ambiente.
Questa repressione si tradurrebbe in una iperattivazione ripetuta del suo sistema neurovegetativo che a lungo andare porterebbe alla compromissione dell’efficienza della risposta immunitaria.
Probabilmente alla base dell’instaurarsi di una personalità di tipo C si possono attribuire delle responsabilità alle figure genitoriali reali o alle loro rappresentazioni interiorizzate: dalle storie di vita di molti pazienti Tipi C emergono profili di genitori freddi, indifferenti, conformisti e fortemente inibitori nei confronti della spontanea espressione emozionale dei figli.
Spesso la disfunzione originaria alla base dell’origine del tumore precede di anni la comparsa della prima sintomatologia dello stesso e nel contempo la personalità può aver subito alcune modificazioni. Alla luce di ciò sarebbe troppo difficile e anche semplicistico affermare l’esistenza in oncologia di un paziente "tipo" dal punto di vista della personalità.
Piuttosto che un’associazione diretta tra certi modi di essere e il cancro, potrebbero essere più interessanti i rapporti indiretti, che associano certe caratteristiche di personalità a certi comportamenti ritenuti a rischio: entro le categorie dei grandi fumatori e dei grandi bevitori.
Ecco allora che, per questi soggetti, il fatto di riuscire ad elaborare uno stile di coping alternativo, che permetta, ad esempio, di fronteggiare responsabilmente un problema senza più doverlo eludere annegandolo nell’alcool, per esempio, o il riuscire a esprimere le proprie emozioni liberamente, imparando a riconoscerle e a contare sul sostegno che la rete delle relazioni familiari e sociali offre, potrebbe divenire un efficace strumento per poter tradurre nel concreto il concetto di prevenzione anti-cancro di cui tanto si parla.
Articolo tratto dall'eBook Psiconcologia: diagnosi differenziale e trattamento nei pazienti con tumore cerebrale >