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    Eccesso di perfezionismo: un problema più femminile

    Quando si tratta di lavoro e famiglia, le donne tendono a pretendere troppo dal proprio fisico e dalla propria mente, con il risultato di provare spesso sentimenti di inadeguatezza e sconforto anche quando, in realtà, tutto sembra filare per il verso giusto. È questa la conclusione di una ricerca apparsa sulla rivista Journal of Occupational and Organizational Psychology.

    Gli uomini, al contrario, sembrano nutrire maggior fiducia nelle proprie potenzialità e risulterebbero quindi meno pretenziosi riguardo ai loro risultati in ambito lavorativo e familiare. I risultati sono frutto di uno studio condotto da un team di ricercatori statunitensi della Auburn University, in Alabama, che ha sottoposto un campione di 288 adulti, uomini e donne, a una serie di questionari psicologici relativi alla loro vita privata e comprendenti domande come: “il tempo che trascorro in famiglia interferisce con le mie responsabilità lavorative?” oppure “quando torno a casa dal lavoro sono troppo stanco/a per partecipare alla vita familiare?”.

    Dai risultati della ricerca è emerso che il 38% delle donne si riteneva insoddisfatto del proprio operato in ambito lavorativo rispetto al 24% degli uomini, mentre, in relazione alla vita familiare, il 30% delle donne dichiarava di non raggiungere gli standard prefissati rispetto al solo 17% degli uomini.

    Secondo Jacqueline Mitchelson, responsabile della ricerca, il maggior senso di inadeguatezza delle donne rispetto agli uomini potrebbe essere ricondotto alle maggiori aspettative che la società moderna nutre nei confronti delle donne, a cui è richiesto di essere madri ineccepibili e con una buona carriera lavorativa alle spalle. Aspettative che, secondo l'autore, tenderebbero a gettare le donne nel senso di colpa e far accrescere in loro l'obiettivo, unico e irraggiungibile, della perfezione.

    Fonte: Mitchelson JK. Seeking the perfect balance: Perfectionism and work-family conflict. Journal of Occupational and Organizational Psychology 2009; 82:349-67.

    Fonte: http://it.health.yahoo.net/c_news.asp?id=25527

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