Un nuovo disturbo alimentare si sta diffondendo sempre più: la vigoressia, cioè l'alterazione della percezione del proprio corpo da parte di chi sottopone il proprio fisico a forme di allenamento estreme e a un’alimentazione molto elaborata e finalizzata alla sopportazione dei carichi di lavoro. L'allarme arriva dal convegno RiminiWellness in corso in questi giorni.
Spiega Emilio Franzoni, Direttore dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile e del Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare dell’Università di Bologna: “Nella valutazione delle patologie legate ai consumi alimentari bisogna porre grande attenzione all’analisi dei comportamenti. Il 30 per cento dei fenomeni di obesità è infatti riconducibile a disturbi dei comportamenti alimentari. Giustamente siamo richiamati ad una sana e corretta alimentazione, ma ciò non è sufficiente per equilibrare la modalità con la quale consumiamo il cibo. A monte, c’è un’analisi di natura psicologica che è fondamentale e in fase di cura di anoressia e bulimia ci troviamo davanti chiaramente a questo richiamo".
Per ciò che riguarda l’anoressia, le donne sono molto più esposte, il loro corpo è sotto i riflettori e viviamo in una società nella quale ciò è enfatizzato all’eccesso. I periodi critici sono fra i 12 e 13 anni e fra i 24 e 25 anni, spesso sono sintomo di problematiche relative ai rapporti nel nucleo familiare, soprattutto la mancanza di dialogo.
"Le persone anoressiche vogliono dimostrare che ad un giudizio generalmente negativo sulla loro persona sanno opporre la capacità di rifiutare cibo", spiega ancora Franzoni. "Spesso notiamo che i fenomeni di anoressia esprimono il disagio della famiglia, talvolta un modo per provare ad opporsi ad una separazione. E’ difficile convincere una persona afflitta da anoressia ad alimentarsi, non vogliono essere aiutate, bisogna lavorare molto sulla mente e sulla necessità di comporre un binomio con il fisico. Nel 50 per cento dei casi possiamo parlare di guarigione, il 25 per cento riesce a trovare una buona convivenza mentre nel restante 25 per cento dei casi è forte la cronicizzazione della malattia. Si parla molto di anoressia, ma i fenomeni di bulimia sono altrettanto gravi e si mimetizzano facilmente. Un approccio compulsivo al cibo, senza controllo, è sempre più diffuso. Infine, viene avanti il nuovo fenomeno della vigoressia, conseguenza di chi sottopone il proprio fisico a forme di allenamento estreme e ad un’alimentazione finalizzata alla sopportazione dei carichi di lavoro molto intensi”.
Fonte: http://it.health.yahoo.net