MILANO – L’importante è la rapidità dell’intervento: non soltanto per chi ha subito traumi fisici, ma per chi è già segnato da quelle ferite psicologiche, inevitabili di fronte a un evento, come un terremoto, che mette in pericolo la vita. Tanto più se l’evento, come in questo caso, era stato «annunciato». L’Ordine degli psicologi dell’Abruzzo sta organizzando una task force di specialisti e lo stesso sta facendo la Croce Rossa Italiana che è al lavoro all’Aquila. «La prima cosa da fare di fronte alla condizione di stress acuto che stanno vivendo queste persone – avverte Claudio Mencacci, psichiatra all’Ospedale Fatebenefratelli di Milano – è allontanarle il più preso possibile dai luoghi colpiti dal terremoto. Devono avere immediatamente la percezione di essere messe in sicurezza. Vanno poi rassicurate su quanto può essere successo ai familiari o ai loro conoscenti o assistite in maniera particolare se hanno subito perdite».
RASSICURAZIONE E CONDIVISIONE – Chi vive l’esperienze di un sisma, perde uno dei punti di riferimento più rassicuranti, cioè la casa e, nel caso dei cittadini abruzzesi, anche un altro luogo che dà sicurezza e cioè l’ospedale: molti infatti sono in corso di evacuazione. Le persone sono state colte dalle scosse di terremoto in un in un momento psicologicamente molto fragile, cioè di notte, mentre stavano dormendo. «Da un punto di vista emozionale – continua Mencacci, – è poi indispensabile la “condivisione” di quello che è successo in modo che queste persone sentano la partecipazione degli altri alla loro disgrazia. Terzo: in caso di necessità si può sempre ricorrere all’impiego di farmaci tranquillanti che aiutino a ridurre il livello di stress». Quest’ultimo, in definitiva, è un fatto biochimico, mediato da ormoni che provocano nell’organismo uno stato di iperattivazione e di eccitazione e per questo può essere controllabile chimicamente con i farmaci. Un’attenzione particolare meritano i bambini: hanno un grandissimo bisogno di stare con persone di riferimento. Una volta superata la fase acutissima, è indispensabile ricreare loro la possibilità di giocare: bastano piccole cose per tenerli occupati e distogliere la loro attenzione dall’evento traumatico.
STRESS POST-TRAUMATICO – Tutto questo va messo in atto rapidamente. Ecco perché si pone anche tanta attenzione nel fornire alla popolazione un pasto, possibilmente c: questo risponde sì alle esigenze di chi ha fame, ma soprattutto è rassicurante e dà l’idea che qualcuno accudisce e protegge le vittime del disastro. E poi esistono anche problemi di ordine fisico: a volte chi subisce questi shock si dimentica persino di bere e per questo va reidratato. Nei giorni immediatamente successivi possono già manifestarsi i sintomi del cosiddetto disturbo da stress post-traumatico (PTDS): per prevenirli è indispensabile, innanzitutto, garantire il sonno e cercare di ristabilire un ritmo sonno-veglia il più possibile normale. Il PTDS si manifesta con una serie di sintomi che vanno dal disorientamento all’anestesia affettiva, dalla confusione ai flash back durante in quali si rivive l’evento, dagli incubi a stati improvvisi di ansia. E questi disturbi, per qualcuno, possono durare tutta la vita. <Ecco perché quanto più è rapido l’intervento – dice Mencacci – tanto più si eviterà che questi disturbi possano durare tutta la vita».
Fonte: http://www.corriere.it/