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    Asl senza fondi: terapie fino a giugno

    Cure psicoterapiche a rischio nelle Asl campane: in tempi di vacche magre per la Sanità regionale Palazzo Santa Lucia, nell'ottobre del 2006, invia una serie di circolari ai distretti dell'Asl Na 1 imponendo l'interruzione dei trattamenti psicoterapici finora erogati da psicologi psicoterapeuti consulenti nei Centri di riabilitazione, temporaneamente accreditati (in Campania 122, solo a Napoli 66). Nasce così un comitato di lotta in difesa della psicoterapia. Partono lettere, istanze di protesta e articoli sui giornali. Il polverone alzato dalle proteste di migliaia di utenti e degli psicologi rimanda il problema: l'interruzione dei trattamenti di psicoterapia, a carico del Servizio sanitario, viene rimandata alla fine del prossimo giugno. La battaglia del comitato per la difesa della psicoterapia continua. Tra le proposte: l'accreditamento diretto degli psicologi con il Sevizio sanitario nazionale, come già avviene in Germania e una legge sanatoria, come avvenuto con la Legge Lumia n. 45 del 1999.
    di Maurizio Mottola (Fonte: www.denaro.it )

    I professionisti psicologi che operano nei centri di riabilitazione per decenni hanno sopperito ad un'evidente carenza del Servizio sanitario pubblico. La decisione della Regione di interrompere i trattamenti psicoterapici ha provocato il caos: i pazienti in psicoterapia (la maggior parte minori disagiati e le loro famiglie) hanno risposto con raccolta firme, denunce e manifestazioni contro l'Assessorato alla Sanità, contro i dirigenti dei vari distretti, affiancando gli psicologi che continuavano a sostenere l'impossibilità di interrompere i trattamenti psicoterapici, senza un adeguato tempo di separazione, in quanto eticamente e professionalmente scorretto “staccare la spina” alla relazione tra psicologo e paziente senza un accurato lavoro sulla separazione.
    “Come comitato di Lotta in difesa della Psicoterapia – avverte Marisa Sabelli, psicologa, psicoterapeuta – abbiamo iniziato una vera e propria lotta per tentare di fare emergere tale situazione e ci siamo resi conto che la maggioranza delle figure istituzionali con cui interloquivamo, ignoravano pressoché totalmente cosa fosse la psicologia, la psicoterapia o la relazione terapeutica”.

    Sul futuro della psicoterapia in Campania si è discusso, di recente, in una tavola rotonda organizzata nella sede dell'Ordine degli Psicologi di Napoli. Sono intervenuti: Luigi Cancrini, deputato alla Camera dei Comunisti Italiani, tra i promotori di un progetto di legge per la psicoterapia nei servizi psichiatrici pubblici, Vito Nocera, presidente del gruppo di Rifondazione al Consiglio regionale della Campania, Alida Labella, preside della Facoltà di Psicologia della Seconda Università, Claudio Zullo, presidente dell'Ordine degli Psicologi della Campania, Paolo D'Ostuni, direttore di Psicologia Clinica, del distretto 51 della Asl Na1, Silvana Lucariello, psicologa analista Aipa, responsabile del Consultorio del distretto 44 dell'Asl Na 1, Enrico De Notaris, psichiatra della Federico II, Nicola Abbamondi, coordinatore delle attività di Neuropsichiatria infantile dell'Asl Na 1, Raffaele Felaco.

    La situazione che emerge dall'incontro sembra, a dir poco, critica: le strutture dell'Asl campana sono insufficienti e carenti di personale. Gli psicologi che lavorano nelle Asl sono per la maggior parte precari, con contratti a tempo determinato (solitamente di 8 mesi), senza possibilità di proroga all'incarico. “Queste figure – spiega Cancrini – seppur professionalmente valide, non potranno assumersi il carico delle psicoterapie, in quanto, il processo psicoterapico non si esaurisce in tempi predeterminati. Ciò significa che nessuno psicologo, attualmente, potrà assumersi la responsabilità, nel Servizio pubblico, di effettuare psicoterapie, che, altrimenti, verrebbero interrotte con la fine dell'incarico del professionista nelle strutture pubbliche, con conseguenze gravissime per l'utenza”.

    Ma la situazione finanziaria della Sanità campana, che ha da recuperare un deficit pesantissimo di di 6 milioni di euro, non ammette deroghe.
    Ma intanto il problema della salute psichiatrica esiste eccome: violenza, bullismo, disagio psicologico di adolescenti, di famiglie inadeguate in cui avvengono abusi e maltrattamenti, anoressia, depressioni infantili, problemi che investono scuola e società. Azzerata la psicoterapia nelle strutture pubbliche e convenzionate chi proseguirà la cura dei pazienti e a chi si rivolgerà la nuova utenza?

    L'Ordine degli psicologi vede uno svantaggio politico: “Gli psicologi vengono chiamati in causa ogni qual volta si parla di disagio sociale o di eventi traumatici per la società – avverte Claudio Zullo – vedi le situazioni di violenza nelle scuole, il caso Cogne, gli abusi sui minori, ma poi difficilmente troviamo spazi nei servizi pubblici. F
    orse perché siamo poco rappresentati in Parlamento, mentre sembrano di difficile collocazione e riconoscimento le strutture del Servizio sanitario nazionale. La salute mentale resta purtroppo un aspetto rimosso a livello sociale, ma anche sanitario, laddove è immediatamente associata al disturbo psichiatrico da riabilitare.”
    “Il Servizio sanitario nazionale sn, convenzionato o pubblico che sia, non può fare a meno di noi psicologi – aggiunge Alida Labella – se non pagando un prezzo sociale altissimo e alimentando un'idea di cura che è anacronistica con i bisogni che stanno emergendo, sempre più evidenti e che i colleghi che lavorano nel Pubblico a tempo indeterminato e faticosamente nelle Strutture pubbliche non possono soddisfare in quanto sotto organico”.

    Lo psicologo, che per professione prima di tutto ascolta, oggi parla e pretende ascolto da chi sta decidendo della salute e del diritto alla cura di migliaia di utenti.

    Fonte: http://www.aipsimed.org

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