Di fronte alle avversità, alcune persone soccombono alla depressione o ad altri disturbi psicologici, mentre altri riescono a mantenere un atteggiamento ottimistico. Questa differenza sarebbe legata in buona misura a sottili differenze nella chimica dei circuiti neuronali della ricompensa. È quanto risulta da una ricerca sperimentale condotta sul modello murino da ricercatori del Southwestern Medical Center dell'Università del Texas, che illustrano le loro scoperte in una articolo pubblicato su Cell.
La scoperta potrebbe condurre allo sviluppo di nuovi farmaci di interesse psichiatrico e a nuove strategie per stimolare la "resilienza" psicologica delle persone – ossia la capacità di conservare uno stato mentale equilibrato – in situazioni di stress molto elevato.
I ricercatori hanno in particolare scoperto che i topi maggiormente suscettibili a "insuccessi" di tipo sociale mostrano livelli più elevati – fino al 90 per cento – di fattore neurotrofico cervello-derivato (BDNF) in una regione cerebrale interessata dai circuiti destinati alla modulazione dei comportamenti correlati alle emozioni e alla ricompensa. Il BDNF promuove la plasticità cerebrale, presumibilmente consentendo la creazione di nuove connessioni sinaptiche. L'aumento di BDNF è stato confermato anche nell'uomo grazie all'esame di reperti anatomopatologici, analizzati post mortem, di soggetti depressi.
"L'aumento di BDNF può avere un ruolo adattativo, permettendo all'animale di apprendere che una certa situazione è negativa, e quindi di evitarla in futuro", osserva Eric Nestler, che ha diretto la ricerca. "Ma in condizioni di stress sociale estremo, gli animali suscettibili possono ‘sovra-imparare' questo principio, generalizzandolo ad altre situazioni. Evitano gli aggressori, ma anche tutti gli altri topi e anche le cose e le situazioni piacevoli come lo zucchero o il sesso."
Le differenze nella suscettibilità allo stress erano presenti a dispetto del fatto che tutti gli animali fossero geneticamente pressoché identici, e che fossero cresciuti nello stesso ambiente controllato. Secondo Nestler: "Ci possono essere circostanze ambientali che influiscono sulla capacità dell'animale di gestire lo stress, come le gerarchie di dominanza all'interno di un gruppo".
Inoltre i ricercatori hanno rilevato che i topi più vulnerabili mostravano una più spiccata sensibilità agli effetti di piccole dosi di cocaina.
Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it