Stalking, questo sconosciuto. Il 71% degli studenti universitari italiani, infatti, non sa cosa significhi questa parola e cioè tutti quei comportamenti persecutori, gli atteggiamenti minacciosi, ossessivi e di controllo nei confronti di una vittima che può essere un ex partner, un conoscente occasionale o un perfetto estraneo. A evidenziarlo è una ricerca condotta dall’Osservatorio nazionale sullo stalking (Ons) di Roma su 800 giovani di 16 Facoltà dell'ateneo capitolino 'La Sapienza'.
"E' allarmante – commenta Massimo Lattanzi, psicoterapeuta e fondatore dell'Ons – il gap fra la portata del fenomeno e il suo grado di conoscenza, soprattutto fra le nuove generazioni. E' un problema che coinvolge anche i più giovani, ma di cui proprio loro hanno poca consapevolezza: a seguito di chiarimenti sulle forme dello stalking, infatti, il 12,7% degli studenti intervistati si è riconosciuto vittima, il 4% autore".
Fra chi dichiara di essere vittima di stalking, il 16% ha subito un grave trauma come la perdita di un familiare (33%) o la separazione dei genitori (28%). Il trauma da 'abbandono', dunque, sembrerebbe inibire o ridurre la capacità, fra le vittime, di riconoscere l’atteggiamento dello stalker o di intraprendere comportamenti difensivi adeguati. E questo anche in virtù del rapporto di familiarità spesso esistente fra stalker e vittima: in otto casi su 10 i due si conoscono.
Bassa è poi la propensione alla denuncia da parte degli intervistati: secondo la ricerca solo il 17% racconterebbe le molestie subite. E le motivazioni sono le più svariate: il 26% preferirebbe aiutare lo stalker piuttosto che farlo arrestare; il 13% ha paura di aumentarne l’aggressività e peggiorare la situazione; il 7% ritiene di non essere creduto e un ulteriore 7% crede che si tratti di fatti non gravi. Fabio Roia, componente del Consiglio superiore della magistratura, esprime "apprezzamento per l’introduzione in Italia di una normativa sullo stalking che preveda e punisca condotte persecutorie. E' un provvedimento che riempie un vuoto giuridico che non consentiva di intervenire in tutti i casi di attività insidiose".
Prima dell’approvazione del decreto legge voluto dal ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, "occorrevano sforzi interpretativi da parte dei pubblici ministeri o, paradossalmente, atti aggressivi più gravi per consentire un intervento efficace sotto il profilo cautelare e di protezione della vittima. Per il futuro, per meglio rispondere all’esigenza di tutela della vittima occorrerà creare un sistema di intervento 'in rete' che veda la collaborazione di comparto pubblico, privato sociale, forze di polizia specializzate e autorità giudiziaria appositamente formata".
Sono 1.139.000 le donne (dati Istat 2006) che nel nostro Paese sono state vittime di stalking nel corso della loro vita. Se a esse si aggiungono coloro che hanno subito, oltre allo stalking, anche violenze fisiche e sessuali, si sale all’allarmante cifra di 2 milioni e 77 mila vittime. Nell’80% dei casi, secondo l’Ons, le vittime sono donne e la durata media delle persecuzioni è di circa un anno e mezzo. Circa il 70% di chi ha subito stalking, ha avuto conseguenze a livello psico-relazionale spesso gravi, ma solo il 17% ha sporto denuncia alle Forze dell’Ordine.
http://www.adnkronos.com/IGN/Salute/?id=3.0.3120525553