Pubblicato da DomenicoTuccio, il 8 Marzo 2011
Lo scopo di questa ricerca nasce dal tentativo di dare una esplicazione dei processi che stanno alla base dell’alessitimia utilizzando il modello ERAAwC, modello consolidato dei processi relazionali, in quanto in seguito ad una attenta revisione della letteratura su tale fenomeno si ritiene che l’alessitimia possa essere letta in chiave di evitamento dei sentimenti all’interno delle risposte relazionali.Per la ricerca è stato utilizzato il QRR-4, un questionario di autovalutazione, composto da 86 item, contenente le scale del modello ERAAwC (L’Abate, 2003; Castiglion, 2009) – Emotività, Razionalità, Azione, Consapevolezza, Contesto – e le scale del modello di alessitimia secondo la TAS-20 (Taylor et. al., 1992) – Difficoltà ad identificare i sentimenti, Difficoltà nel comunicare i sentimenti agli altri, Pensiero orientato all’esterno (o pensiero operatorio). La sua somministrazione su un gruppo di 352 soggetti, equilibrati soprattutto per quanto riguarda genere ed età, ha permesso di raccogliere dei dati per la verifica di alcune ipotesi sui meccanismi relazionali che potrebbero essere alla base del fenomeno dell’alessitimia.
Sulla base della letteratura che abbiamo passato in rassegna, l’alessitimia è caratterizzata da un controllo eccessivo, così l’individuo è incapace di fare affidamento su fonti di gratificazione esterne o interne, legittime o illegittime, per fare fronte al dolore interno. Nell’alessitimico le tendenze esterne di avvicinamento - evitamento sono confuse, caotiche e insoddisfacenti. Internamente c’è un forte allontanamento dei sentimenti. La dilazione nell’espressione emotiva costituisce una costante nell’alessitimico.
Quindi abbiamo operato una “lettura” del fenomeno alessitimico utilizzando le dimensioni del modello ERAAwC: quando le dimensioni emotività (E), razionalità (R) e azione (A) vengono elaborati inadeguatamente, la consapevolezza (Aw) può risultare ridotta e il suo potenziale di cambiamento limitato. L’individuo non è in grado di dialogare tra sé e sé. Nel migliore dei casi, si ha un monologo interiore. Tuttavia questo monologo è, per sua natura, inadeguato perché l’individuo non ha sufficiente consapevolezza di sé, dell’altro o del contesto (C); né usufruisce del feedback esterno per operare cambiamenti. Di conseguenza la consapevolezza viene danneggiata. Il feedback verso l’emotività (E) per migliorare il processo sarà inesistente, oppure non sarà abbastanza forte per cambiare il processo.
Sulla base dei risultati ottenuti dalla ricerca abbiamo potuto supportare l’ipotesi che il fenomeno alessitimico può essere spiegato in termini di competenza relazionale: l’alessitimia verrebbe ridotta in parte dall’emotività espressa (E2), in parte dal sentimento (E1), in parte dalla consapevolezza globale (Aw1) e a sua volta viene spiegata dal contesto e nello specifico l’influenza del contesto (C1), infatti più si ha la percezione di essere influenzati dal contesto più si ha difficoltà a riconoscere i propri sentimenti e perciò si avrà un pensiero prettamente rivolto all’esterno, mentre più si ha la percezione di dipendere dal contesto (C2) più il pensiero è orientato verso l’esterno.
Come qualsiasi nuova ricerca quella discussa qui richiede un ulteriore valutazione critica delle comunità professionali e cliniche per determinare la coerenza, la rilevanza e infine la validità; proprio perché come limite presenta la ancora mancata replicabilità dei risultati ed un gruppo di riferimento più ampio di quello utilizzato attualmente.
Punti 2
Visualizzazioni 4274 Commenti 9