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    Psicologia Sociale

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    L’intelligenza emotiva nel rapporto di coppia

    Pubblicato da crisalvo, il 15 Febbraio 2016
    L'articolo individua nelle competenze dell'intelligenza emotiva le basi per la continuità del rapporto di coppia. In particolare la capacità di riconoscere le proprie emozioni nel momento stesso in cui sorgono, di gestirle e di riconoscere le emozioni del proprio partner sembrano essere requisiti fondamentali affinche le probabili discussioni diventino scontri positivi anzichè sfociare in conflitti distruttivi. Vengono spiegate le differenze tra uomini e donne nel sentire ed esprimere le emozioni e vengono dati suggerimenti su come gestire momenti di crisi
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    Il fenomeno del Mass Murder

    Pubblicato da chiara uccello, il 30 Novembre 2015
    Sentono di aver subito un torto irreparabile e chiedono un risarcimento di sangue sparando su capri espiatori, su gente che tutt' al più simbolicamente ha a che fare con la loro ossessione. L' Fbi li chiama "mass murder", ne descrive minuziosamente la patologia che li scatena, quasi sempre, ma non sempre, riconducibile alla malattia mentale. Li definisce, anche, kamikaze o pseudokamikaze, ma niente hanno a che vedere coi terroristi. La loro, infatti, è tutta un' altra storia. Chi li conosce bene, in Italia, è il professor Vincenzo Mastronardi, psichiatra e docente di psicopatologia forense alla Sapienza, autore di perizie su vari crimini seriali. Professor Mastronardi, la "sindrome" del kamikaze non starà diventando uno scenario abituale?
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    la cognizione sociale

    Pubblicato da oriana1983, il 3 Aprile 2014
    Abstract in italiano questo articolo descrive i modelli teorici degli psicologi sociali relativi allo studio della cognizione sociale, decrive i paradigmi di intervento in psicoterapia Abstract in inglese this abstract describes the thorical model of the study of social cognition, the application in psycotherapy
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    L’aggressività e il comportamento aggressivo nell’infanzia e nell’adolescenza

    Pubblicato da anniataamare, il 23 Settembre 2013
    Gli studi riportati in questo lavoro costituiscono una bibliografia ragionata sul tema dell’aggressività e del comportamento aggressivo nell’infanzia e nell’adolescenza. Lo scopo è dunque quello di analizzare il fenomeno dell’aggressività in tutta la sua complessità e nella molteplicità dei fattori che la costituiscono. L’argomento è molto complesso, quindi ci siamo soffermate solo su alcuni aspetti correlati a questo tema. In primo luogo è necessario sottolineare che con il termine aggressività si intende un modo di agire atto a danneggiare o ferire una persona e che dunque si concettualizza come una particolare forma di comportamento che ha origine e si sviluppa nel mondo sociale di appartenenza. Alla luce di queste osservazioni la prima parte del lavoro è dedicata alla presentazione delle teorie che si sono interessate alle cause del comportamento aggressivo. Il secondo paragrafo invece, è dedicato agli studi che hanno tentato di spiegare il modo in cui il modello di attaccamento sviluppato nell’infanzia e gli stili educativi dei genitori influiscono sullo sviluppo di atteggiamenti prepotenti e violenti. Infine nell’ultima parte del nostro studio, viene studiata l’influenza di fattori, tipici della modernità, come i media e, una particolare forma di aggressività che prende il nome di bullismo
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    psicologia sociale

    Pubblicato da PASQUINUCCI, il 16 Ottobre 2012
    Per i lettori di Query non sarà certamente una sorpresa: esempi di pseudoscienza o cattiva scienza a volte si annidano anche all’interno di quanto prodotto dalle discipline scientifiche affermate. Nel recente caso che andremo a descrivere una vera e propria frode scientifica ha interessato il campo della psicologia sociale. Diederik Alexander Stapel (nato nel 1966), fino all’agosto scorso, era uno stimato psicologo sociale olandese. Co-autore di circa 130 articoli, pubblicati in diverse occasioni su riviste di primaria importanza, su argomenti, quali gli stereotipi razziali e l’ipocrisia, che in qualche caso avevano catturato l’attenzione dei giornalisti scientifici in tutto il mondo, si era formato presso l’Università di Amsterdam, prima di trasferirsi a Groningen e infine, sempre come professore, a Tilburg, nel sud dei Paesi Bassi. Qui era anche diventato preside della facoltà di scienze sociali e comportamentali. Nel 2009 la Society of Experimental Social Psychology (SESP), l’associazione internazionale che riunisce gli psicologi sociali sperimentali gli aveva assegnato il Career Trajectory Award, un premio che vuole celebrare gli importanti contributi prodotti nelle prime fasi della carriera scientifica di un ricercatore. Tutto questo ha ora avuto fine grazie al coraggio di tre giovani ricercatori che hanno avvisato l’Università di Tilburg che qualcosa non andava nei dati prodotti dallo psicologo: questa volta la segnalazione è stata presa sul serio, contrariamente a quanto accaduto in altre occasioni. Una commissione d’inchiesta diretta dal professore emerito Willem J. M. Levilt a Tilburg, in collaborazione con analoghe commissioni istituite presso le università di Amsterdam e Groningen, ha pubblicato alla fine di ottobre un lungo rapporto preliminare[1] in cui è affermato che la portata della frode scientifica di Stapel è assai rilevante: in diverse dozzine di pubblicazioni si sono, infatti, utilizzati dati falsi, inventati a tavolino dallo stesso psicologo. Secondo la Commissione Levilt sarebbe stato possibile capire che qualcosa non andava ben prima di quando è effettivamente avvenuto: Stapel si occupava personalmente della raccolta dei dati e della loro codifica, anche nel caso di ricerche di dottorato da lui supervisionate, contro gli standard della disciplina; lo stesso processo di raccolta dei dati era mantenuto nel vago e non erano resi disponibili agli inconsapevoli collaboratori i supposti questionari compilati dai soggetti, ma soltanto i dati già codificati; nella maggior parte dei casi, i dati raccolti confermavano l’ipotesi sperimentale, erano “troppo buoni” per essere veri (cosa che era attribuita alle capacità sperimentali ritenute fenomenali dello psicologo) e mostravano strane distribuzioni che avrebbero dovuto fare sospettare la loro artificialità. Quello che è mancato, durante la stesura degli articoli e la successiva peer review editoriale, è stata un’analisi critica approfondita dei dati e della loro origine: le domande giuste al momento giusto avrebbero probabilmente reso difficile il mantenimento per un così lungo periodo dei comportamenti eticamente scorretti che solo oggi è stato possibile individuare. Ora Stapel è stato licenziato dall’Università di Tilburg (che forse procederà in sede giudiziaria contro di lui), ha volontariamente restituito il suo dottorato all’Università di Amsterdam[2] e si è visto revocare il premio conferitogli dalla SESP[3]. Solo quando sarà noto l’elenco degli articoli basati su dati falsificati, che le commissioni stanno redigendo, sarà possibile capire quali di questi siano stati alla base di ricerche indipendenti di altri scienziati e valutare il danno realmente provocato al campo della psicologia sociale. Ma un altro tipo di danno è innegabile: quello d’immagine alla disciplina tutta che ora dovrà necessariamente implementare una serie di strumenti per la condivisione dei dati e controlli più stringenti per impedire che quanto avvenuto possa ripetersi con la stessa semplicità.
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