Pubblicato da scarskiDavid, il 30 Luglio 2012
Giocare d’azzardo è un’attività che accomuna gran parte delle persone. Rappresenta un momento di svago, di evasione, di condivisione; un cerimoniale che arricchisce l’atmosfera di momenti aggregativi. Non tutti coloro che si relazionano al gioco d’azzardo divengono giocatori patologici. Esistono giocatori occasionali che ben conoscono la misura e la cautela. Per una vasta e altrettanto oscura mole di fattori psicologici, comportamentali, culturali e persino genetici, alcuni soggetti sono più vulnerabili di altri (o semplicemente meglio predisposti) e finiscono per essere catturati nell’ipnotica trama dell’azzardo. Uno studio inglese ha evidenziato come l’impulsività e il ragionamento viziato siano caratteristiche presenti in gran parte dei giocatori patologici. Freud, a riguardo sostiene che il giocatore patologico, attraverso l’azzardo, sfidi irriverente il Fato, al fine di sferrare l’attacco al padre punitivo e severo. Per il DSM IV-TR, nella condizione di gap (giocatore d’azzardo patologico) “la persona è eccessivamente assorbita dal gioco d’azzardo (per es., è eccessivamente assorbita nel rivivere esperienze passate di gioco d’azzardo, nel soppesare o programmare la successiva avventura, o nel pensare ai modi per procurarsi denaro con cui giocare). Un passaggio determinante nella carriera del GAP è, dunque, il superamento della paura di perdere il denaro. Ciò comporta nuove modalità di raggiungimento del piacere e l’eccitazione che, adesso, prescindono dalla vincita o perdita di beni materiali. Il circuito del piacere si svincola dal denaro e dalla vincita per insediarsi nel brivido che avvolge la grande giocata. Vincere significa esclusivamente mettere in circolo adrenalina attraverso il ritmico susseguirsi di giocate sempre più strategiche e stupefacenti. Come in molte dipendenze patologiche, anche il GAP riduce la dimensione del problema di fronte ad amici e famiglia o nega del tutto la sua esistenza. Cresce il bisogno di negare il gioco con la stessa veemenza con cui lo si desidera. La negazione nasce da sentimenti di vergogna che da sempre affiancano il giocatore d’azzardo conferendogli l’immagine di perdente e di “rovina famiglie”. Per reazione, il giocatore diviene con il tempo sempre più abile ad “occultare l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco d’azzardo” (dsm-IV)
Punti 3
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